"I DIOSCURI TORNANO A ROMA" – ESPOSIZIONE PERSONALE DI GIANFRANCO MEGGIATO

GIANFRANCO MEGGIATO TORNA AD ESIBIRE LE SUE OPERE NELLO SPAZIO PUBBLICO.

"I DIOSCURI TORNANO A ROMA" – ESPOSIZIONE PERSONALE DI GIANFRANCO MEGGIATO

02 FEBBRAIO 2024
"I DIOSCURI TORNANO A ROMA" – ESPOSIZIONE PERSONALE DI GIANFRANCO MEGGIATO

Dopo il percorso espositivo a Pisa a fine 2022 e l’installazione unica a Roma nel 2023, Gianfranco Meggiato è tornato ad esporre le sue opere in un contesto pubblico.
Tra il primo dicembre 2023 e il primo febbraio 2024, infatti, sono state esibite 11 opere dell’artista veneziano a Roma, presso Porta Pinciana e lungo tutta via Veneto. Si tratta di un vero e proprio esempio di public art, con le sculture piazzate in punti specifici della città, ben integrati con il resto del paesaggio urbano.
Il titolo della mostra è “I Dioscuri ritornano a Roma”, sintomo della volontà dell’artista e del curatore Dimitri Ozerkov di legare l’arte contemporanea con la mitologia dell’antico passato. Il mito narra che uno dei Dioscuri, figli gemelli di Zeus/Giove, fosse mortale; perciò quando Castore morì, Polluce decise di condividere il dono dell’immortalità con il fratello. Ecco che quindi i Dioscuri divennero venerati proprio come simbolo di unità e di fratellanza.

Le sculture di Gianfranco Meggiato sono realizzate in alluminio, acciaio e bronzo, di dimensioni monumentali, con altezza tra i due e in cinque metri. Il percorso espositivo parte da Porta Pinciana, dove sono collocate Il Volo e L’Attimo Fuggente. Si tratta di due opere verticali verniciate dello stesso colore (il bianco), molto simili tra di loro nelle forme, proprio a indicare metaforicamente i Dioscuri Castore e Polluce.
Le altre 9 opere si susseguono nello spazio di una delle vie più importanti di Roma.
Sono tutte opere che l’artista definisce “introscultura”, poiché vogliono portare alla riflessione interiore, a porgersi domande riguardo alla società e al ruolo dell’uomo nella stessa e quindi nel mondo.

Lo stesso Gianfranco Meggiato ha sottolineato l’importanza di questa mostra come un auspicio per l’umanità in questi momenti particolarmente difficili. La metafora che lega la narrazione alla contemporaneità è che come Castore e Polluce, fratelli diversi per natura ma che sono riusciti a trovare una grande unità, così noi come umanità dovremmo fermarci e riflette sul valore di quelli che riputiamo altro, diverso, al fine di cercare di riconoscerlo non come elemento di pericolosità ma di arricchimento.