PIAZZA SAN MARCO E L’ACQUA ALTA

COME AFFRONTIAMO QUESTO FENOMENO?

PIAZZA SAN MARCO E L’ACQUA ALTA

11 GENNAIO 2024
Proteggere Venezia dall'Acqua Alta: Il Ruolo del Progetto MOSE e Nuove Soluzioni

Piazza San Marco , dove si affaccia Sist’Art Gallery, è uno dei luoghi più conosciuti al mondo: intriso di storia religiosa, commerciale e politica, di arte e di cultura. Il ruolo della piazza è cambiato molto negli anni, adattandosi alle sempre nuove dinamiche di Venezia, ma rimane il cuore pulsante della città; purtroppo però, si trova in uno dei suoi punti più bassi, a soli 80 cm sul livello del mare, e, a causa della marea, viene molto spesso allagata.

Il fenomeno della cosiddetta “acqua alta” è un disagio per tutta la città poiché affligge nella quotidianità le attività commerciali e i cittadini, nella visione più ampia va a nuocere alla struttura tutta della città lagunare, nello specifico le pavimentazioni ed edifici storici, pensati sì per essere coinvolti dall’acqua ed accogliere i flussi delle maree, ma oggi di fronte a nuove sfide.

A causa del cambiamento climatico e delle modifiche avvenute all’idrodinamica della laguna, questo fenomeno è diventato sempre più frequente e sempre più importante.

Un intervento a queste problematiche lo troviamo nel progetto “MOSE”, concepito alla fine degli anni 80 e realizzato a partire dal 2003: un sistema di paratie mobili localizzato presso le tre bocche di porto che mettono in comunicazione la laguna di Venezia con il mar Adriatico, capace di alzarsi nei casi di alta marea per proteggere la città.

Questo progetto, molto utile da un lato, porta con sé anche alcune problematiche: in primo luogo i costi stratosferici per mettere in funzione le barriere e per la loro manutenzione. Ci aggiriamo infatti tra i 200 e 300 mila euro ad ogni “alzata” del Mose. Inoltre il progetto fu concepito per entrare in funzione in casi eccezionali di alta marea, ma l’uso che ne viene fatto oggi è molto più frequente.

Il compromesso odierno è infatti di far entrare in funzione il Mose con marea al di sopra dei 110 cm , una quota sensibile poiché colpisce diverse zone della città.

In ultima analisi, i lavori compiuti per la messa in opera del sistema di barriere hanno creato dei nuovi disequilibri nell’idrodinamica mare-laguna e nell’ecosistema.

Pregi e difetti a parte, Piazza San Marco rimane un punto debole, allagandosi non appena la marea supera gli 80cm, quindi al di sotto dei 110cm previsti . Per questa ragione, il Provveditorato alle Opere Pubbliche, con il benestare della Soprintendenza, ha affidato al Consorzio Venezia Nuova la costruzione di una mega opera per proteggere la piazza .
Il progetto è stato diviso in due fasi: prima di tutto la messa in sicurezza della Basilica di San Marco , tramite la costruzione di una barriera in un vetro speciale e resistente, in modo tale da impedire l’ingresso dell’acqua nell’edificio. La seconda fase consiste in una creazione di cunicoli, tubature sotterranee e valvole capaci di contenere l’acqua della marea : quando la marea si alza l’acqua entra in questo sistema e viene poi rilasciata una volta che la marea si abbassa. Così facendo, la piazza dovrebbe rimanere in superficie completamente all’asciutto. Il progetto prevede una capienza massima da poter resistere fino a 110cm di marea, quota alla quale dovrebbe entrare in funzione il Mose.

I lavori però non sono facili: si è dovuto dividere in piccoli cantieri per non chiudere completamente la piazza, per lavorare sottoterra si è dovuto alzare la pavimentazione stando attenti a non creare troppe lesioni ed evitando possibili rotture alle tubature già esistenti. Senza considerare il danno “paesaggistico”, con zone della piazza completamente bloccate alla vista dai cantieri; ed economico, dato che i vari esercenti e caffè storici si sono trovati ostacolati da questi lavori.

Ormai l’infrastruttura dovrebbe essere in dirittura d’arrivo, con la fine dei lavori prevista per primavera/estate 2024, all’inizio della stagione estiva del turismo.

La lettura che possiamo fare, da esercenti e abitanti della piazza, è che siamo di fronte a delle operazioni che vanno a tamponare un fenomeno che interessa però tutta la laguna, e la cui soluzione va ricercata alle radici del fenomeno stesso. Ci auguriamo che in futuro vengano affiancate a queste utilissime opere di protezione dei monumenti, anche delle ricerche e degli interventi che coinvolgono tutta la laguna, analizzandone il suo costante cambiamento e con la capacità di adattarvisi, come è sempre accaduto nella storia.


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