TRIADE

Scultura in bronzo, h 158cm

INFORMAZIONI SULL'ARTISTA

Gianfranco Meggiato è uno scultore italiano, nato a Venezia nel 1963. Ha studiato all'Istituto Statale d'Arte dove ha imparato a lavorare la pietra, il bronzo, il legno e la ceramica. All'età di 16 anni viene invitato per la prima volta ad esporre alla Galleria Comunale Bevilacqua La Masa in Piazza San Marco. Da allora espone in tutto il mondo, tra i più noti al Museo Correr di Venezia e presso il Palazzo del Senato di Milano; ha realizzato un'installazione sul Breath Building GEOX di Milano; è stato invitato due volte ad esporre le sue opere alla Biennale di Venezia; la sua Sfera Enigma è stata presentata al Principe Alberto di Monaco e poi installata al porto di Montecarlo; il Lu.C.C.A. Center of Contemporary Art lo ha invitato a partecipare alla mostra collettiva “Inquieto Novecento: Vedova, Vasarely, Christo, Cattelan, Hirst e la genesi del terzo millennio”; ha realizzato le scenografie per l'opera lirica "CARMEN".
Tra le ultime esposizioni troviamo: “ Giardino di Zyz ” (2019), a Matera, in occasione di Matera Capitale Europea della Cultura; “ L’Uomo Quantico: non c’è futuro senza memoria ” (2021), ad Agrigento, presso La Valle dei Templi, dove l’artista ha inserito l’arte contemporanea in un contesto archeologico; “ Il Respiro della Forma ” (2022), a Pisa, dove le sue opere erano dislocate in vari punti del centro storico e all’interno della Chiesa di Santa Maria della Spina; “L’Incontro. Simbolo di Pace” (2023), a Roma, in Piazza Cavour, come manifesto a favore della pace e dell’unione dei popoli, contro ogni tipo di discriminazione.
Grazie ai sue lavori è stato insignito del prestigioso premio ICOMOS-UNESCO " per aver magistralmente combinato antico e contemporaneo in installazioni scultoree di grande potere evocativo e valore estetico " per ben due volte, nel 2017 e nel 2022.

Per le sue opere, Meggiato si ispira ai grandi maestri del XX secolo: a Brancusi per la sua ricerca dell'essenziale, a Moore per la sua concezione del rapporto interno ed esterno, a Calder per l'apertura allo spazio .

Combinando queste visioni, ha formulato il concetto di “introscultura” , secondo cui l'osservatore non deve fermarsi alla superficie ma immergersi anche interiormente nella sua arte. In questo modo le opere di Meggiato appaiono come labirinti in cui gli uomini si perdono per scoprire se stessi. A livello formale lo spazio e la luce delimitano l'opera, scorrendovi sopra come se fosse a tutto tondo; penetrano al suo interno, avvolgendone i reticoli e i grovigli, arrivando ad illuminare la sfera centrale come punto di arrivo dell'idea.

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